Banche centrali: il super-summit di Francoforte darà una spinta al dollaro
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Domani i pezzi grossi delle banche centrali saranno alla battuta pronti a colpire in quel di Francoforte. Janet Yellen della Fed, Mario Draghi della Bce, Mark Carney della Bank of England e Haruhiko Kuroda della Bank of Japan, saranno infatti chiamati a dare prova della loro abilità comunicativa nel corso di una conferenza stampa congiunta prevista all’Eurotower. Siamo inclini a ritenere che il risultato sarà quello di uscirne con un outlook rafforzato per il dollaro, che si basa sulla divergenza di politiche monetarie e sull’irripidimento della curva. Al contrario, le monete più esposte a turbolenze potrebbero essere tutte quelle dei Paesi G10 che offrono ancora bassi rendimenti e quelle dei mercati emergenti ad alto Beta. La politica delle banche centrali è chiara come una chiazza di fango, ma le previsioni economiche volgono al bello in quanto condizioni macro favorevoli, insieme ad un’inflazione sotto controllo ci suggeriscono che la stretta monetaria è ancora lontana, eccezion fatta per gli Usa, che potrebbero dover fare i conti con un rialzo dei tassi già a dicembre. Sia la Yellen che il suo successore Jerome Powell devono infatti anticipare la curva inflattiva. Nel frattempo, le notizie sulla tanto attesa riforma fiscale americana potrebbero verosimilmente incidere negativamente sui titoli azionari e contrastare i guadagni del biglietto verde. Per quanto riguarda il Giappone, potremmo ormai essere vicini al punto di flesso in quanto il confine tra circolo virtuoso e circolo vizioso potrebbe essere presto rotto. Oggi tutti gli osservatori dei movimenti dello Yen ascolteranno attentamente le parole del Governatore Kuroda, che terrà un discorso alle 18.45 a Zurigo. Che cosa dirà dell’assenza ormai decennale dell’inflazione all’interno dell’economia del Sol Levante? C’è da scommetterci che la strategia del “tutto incluso” rimarrà sempre la stessa: l’enorme quantità di denaro convogliata in questo mercato dovrà prima o poi generare inflazione, necessaria per poter ridimensionare proprio quel debito che è stato creato ad arte per richiamare inflazione. Questo è almeno ciò che sperano politici e banchieri giapponesi, ovvero riuscire a ridimensionare il debito monstre pari al 250% del Pil grazie ad un aumento del costo del denaro. A ottobre i prezzi alla produzione sono saliti del 3,4% su base annuale, mentre a settembre il dato è stato rivisto positivamente al 3,1%. Le attese per il Pil del terzo trimestre, che uscirà domani, indicherebbero però un rallentamento rispetto al periodo aprile-giugno, mentre i prezzi al consumo potrebbero uscire in leggera risalita.



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