
Un recente articolo del Financial Times ha svelato una mossa sorprendente da parte dell'Unione Europea: Bruxelles starebbe considerando di ammorbidire alcune disposizioni del suo innovativo AI Act. Questa notizia emerge da una bozza di documento contenente le modifiche proposte e da un'intervista con un alto funzionario dell'UE che ha scelto di restare anonimo. L'iniziativa, se confermata, rappresenterebbe un passo significativo, frutto delle pressioni ricevute dalle grandi aziende tecnologiche e dal governo degli Stati Uniti. Le modifiche rientrano nel quadro del "programma di semplificazione" e degli "sforzi per creare un ambiente commerciale più favorevole" che la Commissione Europea ha annunciato di voler perseguire all'interno del blocco.


Già a settembre, la Commissione Europea aveva avviato una fase di consultazione per raccogliere dati su come semplificare la legislazione in ambiti cruciali come la gestione dei dati, la sicurezza informatica e, appunto, l'intelligenza artificiale. Il funzionario europeo, che ha parlato con il Financial Times mantenendo l'anonimato, ha rivelato che la Commissione ha "avviato un dialogo" con l'amministrazione Trump, prima del cambio di amministrazione, su possibili adeguamenti del regolamento sull'AI e di altre normative digitali. Questo rientra in una più ampia strategia volta a rendere il quadro legislativo più snello. Nonostante queste considerazioni, i rappresentanti della Commissione Europea hanno ribadito a Fortune la piena adesione agli obiettivi dell'AI Act. Thomas Regnier, portavoce della Commissione, ha precisato in una nota che per quanto riguarda il potenziale rinvio dell'applicazione di alcune parti dell'AI Act, la Commissione sta ancora riflettendo.
Sta valutando diverse opzioni, ma al momento non è stata presa alcuna decisione formale. L'AI Act dell'UE, approvato nel 2024, è una delle normative più stringenti al mondo in materia di intelligenza artificiale. Questo quadro normativo mira a vietare specifici utilizzi dell'AI, come il sistema di social scoring e il riconoscimento facciale in tempo reale. Stabilisce inoltre regole rigorose per l'impiego dell'AI in settori definiti "ad alto rischio", tra cui la sanità, le forze dell'ordine e il mercato del lavoro. La sua applicazione non si limita alle sole aziende con sede nell'Unione Europea, ma si estende a qualsiasi impresa che offra prodotti o servizi di AI ai cittadini europei. Impone requisiti stringenti di trasparenza alle compagnie globali e prevede sanzioni severe per le violazioni. Una delle modifiche più rilevanti proposte, secondo la bozza esaminata dal Financial Times, riguarda l'introduzione di un "periodo di grazia" di un anno per le aziende che hanno già implementato sistemi di AI considerati ad alto rischio.
Questo rinvio permetterebbe alle imprese operanti in questi settori, che già utilizzano l'intelligenza artificiale, di adeguarsi ai nuovi dettami normativi "senza perturbare il mercato". La proposta è tuttora in discussione interna alla Commissione e con gli Stati membri dell'UE, ed è suscettibile di modifiche prima della sua prevista adozione il 19 novembre. Una volta finalizzata, richiederà l'approvazione della maggioranza dei paesi dell'UE e del Parlamento Europeo per entrare in vigore. Un'altra considerazione della Commissione riguarda il posticipo della data di inizio delle sanzioni legate alle violazioni degli obblighi di trasparenza previsti dalla nuova legge sull'AI. Qualora approvata, le multe per la non conformità non entrerebbero in vigore prima dell'agosto 2027, garantendo alle aziende e agli sviluppatori di AI "tempo sufficiente" per allinearsi ai nuovi requisiti. Le critiche all'AI Act sono state molteplici. Le aziende tecnologiche e le startup, per esempio, hanno sostenuto che le sue norme sono eccessivamente complesse, rischiando di frenare l'innovazione in Europa a causa degli elevati costi di conformità e degli ostacoli burocratici.
Colossi tecnologici globali come Meta e Alphabet hanno manifestato preoccupazione per le definizioni troppo generiche di AI "ad alto rischio" contenute nella legge, temendo che queste possano scoraggiare la sperimentazione e rendere più difficile la competizione per gli sviluppatori più piccoli. L'amministrazione Trump, inoltre, ha criticato l'approccio regolatorio europeo all'AI. Durante il vertice sull'AI tenutosi a Parigi, l'ex vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, aveva apertamente avvertito che un'eccessiva regolamentazione dell'AI in Europa avrebbe potuto paralizzare il settore emergente, un chiaro appunto agli sforzi normativi europei, incluso l'AI Act. Al contrario, l'amministrazione Trump aveva adottato un approccio più morbido alla regolamentazione dell'AI, sostenendo la priorità dell'innovazione nella corsa globale all'AI con la Cina. Negli Stati Uniti, la maggior parte delle normative sull'intelligenza artificiale viene approvata a livello statale, con la California che ha adottato alcune delle regole più severe per questa tecnologia in rapida evoluzione.
La possibile revisione dell'AI Act riflette una tensione costante tra la necessità di proteggere i cittadini e promuovere l'etica nell'uso dell'AI da un lato, e l'esigenza di non soffocare l'innovazione e la competitività economica dall'altro. Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere la direzione finale che prenderà la legislazione europea sull'intelligenza artificiale, un settore destinato a ridefinire il futuro.

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