IHS Markit PMI manifatturiero: a marzo COVID-19 causa contrazione record
IHS Markit PMI manifatturiero: a marzo COVID-19 causa contrazione record


A marzo, gli sforzi per cercare di fronteggiare l’emergenza coronavirus (Covid-19) hanno pesato gravemente sulla prestazione del settore manifatturiero. Le condizioni operative infatti sono peggiorate al tasso maggiore in quasi 11 anni. Conseguentemente al crollo al tasso più veloce in 11 anni dei nuovi ordini, la produzione è diminuita al tasso maggiore da quando l’indagine è iniziata nel giugno del 1997. Per via delle chiusure e delle minori vendite, i produttori manifatturieri hanno ridotto i loro livelli occupazionali al tasso più veloce da agosto 2012. Allo stesso tempo, l’ottimismo delle aziende è diminuito a marzo al livello più basso di sempre. L’Indice PMI (Purchasing Managers Index) IHS Markit del settore manifatturiero italiano – che con una sola cifra dà un’immagine degli sviluppi delle condizioni generali del settore manifatturiero – è diminuito da 48.7 di febbraio e con il valore di 40.3 di marzo ha segnalato il diciottesimo mese consecutivo di peggioramento dello stato di salute del settore manifatturiero italiano. In aggiunta, l’indice principale è stato il più basso dall’aprile del 2009, periodo della crisi finanziaria globale. A causare la forte contrazione è stato principalmente la forte riduzione della produzione e dei nuovi ordini. La produzione è crollata al livello più basso in 23 anni di raccolta dati, mentre il declino dei nuovi ordini è stato il più veloce da marzo 2009. Le imprese campione hanno associato la riduzione della produzione e dei nuovi ordini alla chiusura delle aziende e alle restrizioni sui trasporti dovute alla pandemia da Covid-19. I dati settoriali hanno sottolineato che il sottosettore dei beni di consumo è stato quello a registrare i risultati peggiori, con crolli record della produzione e nuovi ordini. Allo stesso tempo, anche la domanda estera di beni manifatturieri italiani è stata colpita, infatti le esportazioni sono diminuite al tasso più veloce da marzo 2009. In linea con le deboli vendite, le imprese hanno ridotto i loro livelli del personale per il decimo mese consecutivo ad un tasso elevato e il più veloce da agosto 2012. Allo stesso tempo, le aziende manifatturiere hanno diminuito la loro attività di acquisto durante l’ultima indagine, gli acquisti di materie prime e semilavorati diminuiscono infatti al tasso maggiore in quasi 11 anni. Detto ciò, le aziende campione hanno riportato livelli di magazzino più alti durante l’ultima indagine. Le giacenze di materie prime e semilavorati sono aumentate per la prima volta in sette mesi, mentre quelle dei prodotti finiti sono aumentate leggermente. Secondo il campione d’indagine, le restrizioni sul trasporto e le chiusure delle aziende non hanno reso possibile il ritiro della merce ordinata da parte dei clienti. L’immane pressione sulla catena di distribuzione ha influenzato i tempi medi di consegna da parte dei fornitori, che si sono allungati al livello maggiore mai registrato dalla serie storica. Sul fronte dei prezzi, la pressione sui costi è diminuita al tasso più veloce da maggio 2009 e in generale è risultata elevata a causa del minore costo delle materie prime. I minori costi sono stati trasferiti ai clienti sotto forma di una leggera contrazione dei prezzi di vendita. I forti danni e le misure di emergenza legati alla diffusione Covid-19 hanno ridotto l’ottimismo delle aziende per quanto riguarda l’attività del prossimo anno, che infatti scende al livello più basso da luglio 2012, quando è stata lanciata questa serie d’indagine. Detto ciò in linea di massima le aziende intervistate si aspettano livelli di attività in rialzo rispetto ai livelli attuali. Secondo Lewis Cooper, Economist di IHS Markit, “Continua a marzo la contrazione del settore manifatturiero italiano e, a causa delle chiusure delle aziende causate della diffusione del Covid-19, si riporta infatti un declino delle condizioni operative al tasso maggiore da aprile 2009. L’indice della produzione, con un crollo record di 19.1 punti rispetto a febbraio e registrando il tasso di contrazione più alto in quasi 23 anni di raccolta dati, ha contribuito notevolmente alla diminuzione del PMI di marzo. Anche i nuovi ordini sono in ribasso, si registra infatti la contrazione più veloce da marzo 2009 a causa del collasso della domanda da parte dei clienti. I problemi derivanti dal coronavirus, le misure di emergenza e la generale forte incertezza che aleggia attorno alla pandemia hanno inevitabilmente influito sulle previsioni di marzo. L’ottimismo per quanto riguarda la produzione nel corso dei prossimi dodici mesi ha raggiunto il livello più basso da quando è iniziata la raccolta dati a luglio 2012. Detto ciò le aziende sono rimaste mediamente ottimiste e prevedono un aumento dell’attività dagli attuali livelli. Generalmente parlando, i dati di marzo hanno evidenziato i risultati peggiori del settore mai registrati sinora e, considerando che l’economia italiana è praticamente ferma, è improbabile che una qualsiasi ripresa dalle interruzioni dovute al Covid-19 possa essere rapida”.



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