Le conferenze a reti unificate del Premier e le frasi a effetto non incantano più né le famiglie né tantomeno le industrie. Di centinaia di miliardi di euro promessi dal governo solo una minima parte – decisamente insufficiente – è arrivata ai destinatari. Ci sono ancora milioni di persone che non hanno ricevuto la Cassa integrazione e per le aziende il rifinanziamento attraverso un prestito assomiglia ad un perverso percorso nei meandri della burocrazia. Chiaro che il confronto con la maggior parte dei Paesi europei, o gli USA o l’Australia, è impietoso. Occorrevano, e tuttora occorrono, centinaia di miliardi di euro a fondo perduto per sostenere l’economia dalla pandemia. Le poche briciole stanziate, senza un quadro di insieme di crescita, sono sostanzialmente inutili e dal risultato sterile. Ed è chiaro che in queste sabbie mobili aziende e famiglie si sentano intrappolate. Non stupisce quindi affatto che l’Istat rilevi che le stime effettuate con i dati raccolti a maggio indichino livelli storicamente bassi dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (94,3) e dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (51,1). Il confronto dei dati di maggio con quelli relativi a marzo (ad aprile non è stata possibile la rilevazione) segnala flessioni per tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori. La diminuzione è marcata per il clima economico e corrente mentre il clima personale e quello futuro registrano diminuzioni contenute. Il clima economico passa da 94,4 a 71,9, il clima personale cala da 102,4 a 100,9, il clima corrente cade da 104,8 a 95,0 e il clima futuro decresce solo lievemente, passando da 93,3 a 93,1. Con riferimento alle imprese, le stime degli indici evidenziano una caduta della fiducia, rispetto a marzo 2020, nel settore dei servizi di mercato (l’indice passa da 75,7 a 38,8), del commercio al dettaglio (da 95,6 a 67,8) e delle costruzioni (da 139,0 a 108,4). Nella manifattura, l’indice di fiducia registra una flessione relativamente più contenuta, passando da 87,2 a 71,2, mantenendosi comunque su livelli storicamente bassi. Per quanto attiene alle componenti dell’indice di fiducia, nell’industria manifatturiera peggiorano, rispetto a marzo 2020, i giudizi sugli ordini mentre le scorte di prodotti finiti sono giudicate in accumulo; le attese di produzione subiscono un’ulteriore diminuzione. Per le costruzioni, la flessione dell’indice è causata da un forte peggioramento dei giudizi sugli ordini; relativamente più contenuto il calo delle aspettative sull’occupazione presso l’impresa. Nei servizi di mercato, il calo dell’indice rispetto a marzo 2020 è determinato da giudizi, sia sugli ordini sia sull’andamento generale dell’azienda, in forte peggioramento; si segnala invece un miglioramento delle aspettative sugli ordini, che tuttavia rimangono su livelli storicamente bassi. Con riferimento al commercio al dettaglio, crollano i giudizi sulle vendite e le scorte di magazzino sono giudicate in forte accumulo. Si registra un calo contenuto delle aspettative sulle vendite, dopo la caduta subita lo scorso marzo.