IHS Markit Flash PMI Eurozona: a marzo il manifatturiero trascina il calo
IHS Markit Flash PMI Eurozona: a marzo il manifatturiero trascina il calo


L’economia dell’eurozona di marzo continua a perdere vigore, indicando soltanto una leggera espansione dovuta al calo più forte degli ultimi sei anni del settore manifatturiero. Il terziario sta mostrando maggiore capacità di recupero mantenendo però il peggior volume di crescita da fine 2016. Allo stesso tempo, la stagnazione degli ordini ed il crescente pessimismo sulle aspettative future, hanno ridotto le assunzioni. Dall’analisi dei dati preliminari ‘flash’, l’Indice IHS Markit PMI Composito dell’Eurozona di marzo è sceso a 51.3, rispetto a 51.9 di febbraio. Quello di marzo è il terzo valore più basso da novembre 2014, ed ha registrato un livello appena superiore ai valori minimi toccati a dicembre e gennaio. La stima flash è generalmente calcolata su circa l’85% delle risposte mensili finali ricevute. Per il secondo mese consecutivo e dopo il leggero calo di gennaio, la crescita dei nuovi ordini è risultata stagnante, indicando il terzo calo negli ultimi quattro mesi del lavoro inevaso. Quest’ultima contrazione degli ordini in giacenza è stata la più forte da novembre 2014 e ha indicato lo stato di sovracapacità produttiva dell’economia. La crescita occupazionale è conseguentemente rallentata, segnando un valore minimo già registrato precedentemente a settembre 2016, e un numero crescente di aziende hanno rivalutato le loro necessità occupazionali alla luce del ridotto carico di lavoro. Il peggioramento dei valori di crescita deve principalmente imputarsi all’ennesimo calo di commesse estere, che includono l’area commerciale all’interno dell’eurozona. Il volume delle esportazioni di nuovi prodotti e servizi si è ridotto per il sesto mese consecutivo, indicando la peggior contrazione da settembre 2014, mese in cui i dati per le esportazioni totali sono stati per la prima volta resi disponibili. Questo andamento al ribasso è stato principalmente dovuto all’accelerazione del tasso di contrazione del settore manifatturiero. Con l’aggravamento della crisi della produzione industriale e dei nuovi ordini, l’indice PMI principale è infatti sceso al valore minimo da aprile 2013. Se il crollo della produzione manifatturiera è stato il peggiore in poco meno di sei anni, la contrazione dei nuovi ordini è stata più acuta, indicando il valore peggiore da dicembre 2012. Quest’ultima è stata alimentata dal più grande calo dei nuovi ordini esteri da agosto 2012. E’ il secondo mese consecutivo che la produzione industriale indica un calo, mentre la sequenza di contrazione dei nuovi ordini sale a sei mesi consecutivi. Se i nuovi ordini diminuiscono ad un ritmo maggiore della produzione, il lavoro inevaso segna la maggiore contrazione da dicembre 2012. Ne consegue che l’occupazione delle fabbriche ristagna, indicando l’aumento più debole in più di quattro anni. Anche l’attività di acquisto è diminuita, toccando il valore minimo in sei anni. La crescita del settore terziario si è mostrata più resistente, diminuendo solo marginalmente rispetto a febbraio e indicando valori superiori ai minimi di fine e inizio anno. Tuttavia, il tasso di espansione si è mantenuto notevolmente inferiore rispetto a quello di marzo dell’anno scorso, segnando inoltre un valore contenuto rispetto alla media registrata nel 2018. Anche se l’entrata di nuovi ordini del terziario è leggermente aumentata, le esportazioni hanno indicato il peggior calo da fine 2014, cioè quando questi dati sono stati per la prima volta resi disponibili. Allo stesso tempo, il lavoro inevaso è diminuito per la seconda volta in tre mesi, contribuendo al rallentamento della creazione occupazionale che ha segnato il secondo valore minore in poco più di due anni. Guardando al futuro, le aspettative delle aziende per il prossimo anno sono diminuite, mantenendosi comunque superiori ai bassi numeri registrati a fine ed inizio anno e restando tra i valori più deboli da fine 2014. È stato soprattutto l’ottimismo del manifatturiero a rimanere basso, rallentando fino a toccare il peggiore livello da dicembre 2012. Il minore ottimismo è principalmente dovuto agli effetti legati alle previsioni di una minore crescita economica, con comuni timori che si concentrano soprattutto sulle maggiori incertezze politiche, sulle guerre commerciali e sulla Brexit. Il settore dell’auto resta anch’esso un punto debole in merito alle aspettative future. Contrastanti sono stati i segnali relativi ai prezzi. L’inflazione dei prezzi medi di vendita, scivolata a febbraio ai minimi in un anno e mezzo, si è risollevata leggermente a marzo, anche se l’inflazione dei costi è rallentata per il quinto mese consecutivo. Visto il diminuito potere sui prezzi dei fornitori, i prezzi di acquisto hanno indicato il più lento tasso di aumento da ottobre 2016, segnando un calo particolarmente forte nel settore di produzione di beni. In ogni caso, anche i costi legati al terziario hanno indicato un tasso di incremento ridotto. In Germania, l’attività ha indicato il più lento tasso di crescita da giugno 2013 con un calo dei nuovi ordini per il terzo mese consecutivo. Anche se la crescita dei servizi è rimasta forte, la produzione manifatturiera ha segnato la peggiore contrazione da agosto 2012. Il calo degli ordini manifatturieri ha toccato il valore peggiore dai livelli record avutisi durante la crisi globale di aprile 2009. In Germania, le assunzioni sono nel frattempo scivolate ai valori minimi in 34 mesi, con il quinto calo mensile consecutivo del lavoro inevaso ed un diminuito ottimismo per l’attività per il prossimo anno. In Francia, l’attività è diminuita in tre su quattro mesi. Se a febbraio si è avuta una ripresa dai disagi causati dalle proteste dei ‘gilet gialli’, a marzo l’attività ha segnato un calo del flusso di nuovi ordini per il quarto mese consecutivo. La crescita dell’occupazione è rallentata toccando quasi la stagnazione, con il valore minimo da dicembre 2016. Nelle altre nazioni dell’eurozona, il tasso di crescita della produzione è accelerato al record da settembre, con un settore terziario che ha toccato il valore più alto in otto mesi. In risposta al terzo mese consecutivo di calo delle nuove commesse, la produzione del manifatturiero è risultata stagnante, senza dare segnali di crescita per la prima volta da giugno 2013.



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Secondo Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, “l’economia dell’eurozona chiude positivamente il primo trimestre, con il PMI flash potenzialmente proiettato a segnare uno dei valori più bassi dal 2014. L’indagine indica che il PIL del primo trimestre è probabilmente aumentato di un modesto 0.2%. La contrazione di 0.5% della produzione manifatturiera è stata controbilanciata da un’approssimativa espansione dello 0.3% dell’attività terziaria. Pare che la ripresa di febbraio, dopo la protesta eccezionale dei gilet gialli, abbia già perso il suo slancio. A destare la preoccupazione maggiore è la condizione del settore manifatturiero, che ha adesso raggiunto la contrazione maggiore dal 2013 a causa del più alto tasso di riduzione dei flussi di scambio dal 2012, anno in cui si è registrata una forte crisi del debito. Il settore dei servizi, in particolare quello tedesco, pur riportando la crescita peggiore dal 2016, sta mostrando più resistenza. Gli indici che anticipano le tendenze, quali quello dell’ottimismo e del lavoro inevaso, suggeriscono che nel secondo trimestre la crescita potrebbe indebolirsi ancora di più. Ancora peggio, vista la più forte contrazione da fine 2014 dell’indice degli ordini in fase di lavorazione, un numero sempre più elevato di aziende sta cambiando approccio in merito all’assunzione di personale, e probabilmente sta riconsiderando i propri piani di investimento. Ulteriori perdite di vigore del PIL durante il secondo trimestre, rispetto allo 0.2% registrato nei primi 3 mesi dell’anno, solleverebbero dubbi sulla reale capacità di una crescita economica superiore all’1% durante il 2019”.

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