Markit PMI Eurozona Flash: a settembre l’export frena la crescita
Markit PMI Eurozona Flash: a settembre l’export frena la crescita


Dalla lettura dei dati preliminari PMI, l’attività dell’eurozona di settembre ha indicato il secondo più debole tasso di crescita dalla fine del 2016. Per la prima volta in cinque anni, l’espansione del settore manifatturiero si è mostrata contenuta a causa della stagnazione degli ordini esteri. Secondo la stima flash, basata su circa l’85% delle consuete risposte, l’Indice IHS Markit PMI Composito dell’Eurozona di settembre è sceso a 54.2 da 54.5 di agosto. Anche se notevolmente superiore alla soglia di non cambiamento di 50.0, l’ultima lettura ha indicato il valore più basso da novembre 2016, con l’unica eccezione di maggio scorso. L’afflusso di ordini ha segnato per la seconda volta il valore più debole da ottobre 2016 mentre le commesse non ancora completate hanno registrato l’incremento più lento da settembre 2016. La crescita occupazionale ha mantenuto maggiormente la sua posizione, con una leggera contrazione rispetto ad agosto ma mantenendosi vicina ai valori record in 18 anni. Il rallentamento è dovuto all’indebolimento della crescita della manifattura, settore in cui si è registrato il il più lento tasso di incremento da maggio 2016. Gli ordini ricevuti mostrano l’aumento più debole, già raggiunto precedentemente, da febbraio 2015 con la mancata crescita delle esportazioni per la prima volta da giugno 2013. Per la prima volta da aprile 2015 e in risposta al minor flusso di ordini in entrata, le commesse in giacenza del settore manifatturiero sono diminuite contribuendo alla reticenza ad assumere. La creazione occupazionale delle aziende manifatturiere ha indicato il più lento incremento in poco più di un anno e mezzo. La crescita della produzione del settore terziario ha invece acquisito vigore per il secondo mese consecutivo, raggiungendo il più alto valore nei tre mesi scorsi, mantenendosi tuttavia nettamente inferiore ai tassi di inizio anno. La creazione occupazionale ha continuato a indicare un valore record da ottobre 2007. Le nuove commesse hanno mostrato un rallentamento, il secondo più debole in un anno, pronosticando per i prossimi mesi più lenti valori di crescita dell’attività e dell’occupazione per il terziario. Nel frattempo, l’inflazione dei prezzi di acquisto è rimasta elevata indicando un leggero incremento e toccando il terzo valore record in più di sette anni. I prezzi medi di vendita hanno mantenuto lo stesso indice di crescita di agosto, restando inoltre simile ai valori generalmente alti avutisi negli ultimi sette anni. Se nel terziario i prezzi di acquisto sono aumentati al tasso più rapido in più di 7 anni, visto l’aumento dei salari e dei costi energetici, nel manifatturiero hanno indicato il più lento tasso di crescita per la seconda volta in poco più di un anno. Guardando avanti, l’ottimismo sui livelli di attività futura si è leggermente rinvigorito rispetto ad agosto, segnando tuttavia il secondo valore più negativo degli ultimi due anni, scivolando al valore peggiore in quasi quattro anni nel manifatturiero, ma riemergendo dai minimi in 21 mesi di agosto nel settore terziario. All’interno della regione, in Francia e Germania la crescita è rallentata continuando comunque a superare i risultati complessivi del resto dell’eurozona, dove il tasso di espansione è rimasto vicino ai valori minimi in due anni. In Germania la crescita dell’attività e dei nuovi ordini ha perso vigore. Ciò significa che la creazione occupazionale è leggermente diminuita, restando tuttavia vicina a valori record in sette anni. Nel complesso, il terzo trimestre ha tuttavia registrato una maggiore crescita della produzione rispetto al secondo trimestre. L’ultima espansione ha ricevuto il sostegno della crescita del terziario che ha toccato i valori più alti in otto mesi. Tale ripresa dei servizi ha ricevuto il sostegno dall’afflusso di ordini, il maggiore da giugno 2011, ed è stata accompagnata dalla più cospicua ondata di assunzioni da ottobre 2007. Al contrario, la produzione manifatturiera tedesca è scivolata al valore più debole da aprile 2016, con il maggior calo delle esportazioni da giugno 2013. Nel frattempo, l’inflazione complessiva dei prezzi di vendita è anch’essa diminuita rispetto ai livelli quasi-record di agosto, restando tuttavia elevata. In Francia, la crescita della produzione e dei nuovi ordini è scivolata ai minimi da fine 2016, anche se la crescita occupazionale ha mantenuto maggiormente la posizione, seppure con un leggero calo. L’espansione del settore terziario ha indicato per la seconda volta da inizio 2017 il valore più basso, ma il manifatturiero ha pagato il prezzo maggiore con una crescita della produzione quasi in stallo ai minimi in due anni, con un calo delle esportazioni per la seconda volta in tre mesi. La forte concorrenza si è tradotta in aumenti solo modesti dei prezzi di vendita, malgrado uno dei più cospicui incrementi dei costi in più di sette anni. Nelle altre nazioni restanti, rispetto ai valori minimi in 22 mesi di agosto, la crescita è migliorata solo marginalmente, concludendo il peggior trimestre degli ultimi due anni.



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Secondo Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, “La quasi stagnazione delle esportazioni ha contribuito ad uno dei mesi peggiori dell’economia dell’eurozona in quasi due anni. Guerre commerciali, Brexit, calo della domanda globale (in particolare dell’industria automobilistica), crescente avversione al rischio, riduzione delle scorte e aumento dell’incertezza politica sia all’interno dell’eurozona che oltre sono tutti fattori che hanno alimentato il rallentamento dell’attività commerciale. Fortunatamente, il rallentamento si è limitato al settore manifatturiero. Una crescita vigorosa nel settore dei servizi, stimolata in parte dalla domanda interna, a sua volta supportata dalla forte crescita dei livelli occupazionali e quindi dalla maggiore propensione alla spesa, mostra che i dati dell’indagine del terzo trimestre sono indicativi di una crescita economica di un solido 0.5%. Ad ogni modo, visto il volume di crescita fortemente ridotto rispetto all’inizio dell’anno dei nuovi ordini e del lavoro inevaso, viste le sfumate prospettive di crescita delle esportazioni e le aspettative future ai livelli quasi minimi in due anni, le previsioni di crescita futura sembrano apparire negative”.

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