IHS Markit Flash PMI Eurozona: crescita ancora in calo ad aprile
IHS Markit Flash PMI Eurozona: crescita ancora in calo ad aprile


I dati preliminari “flash” mostrano ad aprile, e per il secondo mese consecutivo, un rallentamento della crescita economica dell’eurozona e indicano inoltre la peggiore crescita dal 2014. Il settore manifatturiero ha riportato un’ulteriore contrazione e la crescita del terziario è diminuita. La forte prestazione del settore dei servizi della Germania ha aiutato a sostenere l’espansione compensando la forte contrazione manifatturiera. Allo stesso tempo la Francia ha segnalato una stagnazione mentre le restanti nazioni hanno osservato la peggiore crescita da fine 2013. Dall’analisi dei dati preliminari ‘flash’, l’Indice IHS Markit PMI Composito dell’Eurozona è sceso dal valore di marzo di 51.6 sino a raggiungere ad aprile 51.3. L’ultimo valore è risultato il terzo più basso da novembre 2014, attestandosi solo leggermente al di sopra i recenti valori minimi di dicembre e gennaio. La stima flash è generalmente calcolata su circa l’85% delle risposte mensili finali ricevute. Rimanendo vicina alla stagnazione, la crescita dei nuovi ordini si riprende marginalmente. Gli ordini esteri, incluso il traffico intra eurozona, sono diminuiti drasticamente, estendendo a sette mesi consecutivi la peggiore performance delle esportazioni da quando nel 2014 è iniziata la raccolta dei dati comparabili sia per il settore manifatturiero che di quelli dei servizi. Il lavoro inevaso è crollato per la quarta volta durante gli ultimi cinque mesi non mostrando una crescita dallo scorso novembre. La riduzione del lavoro inevaso è stata leggermente più bassa rispetto a marzo, quando è stato riportato il declino maggiore da dicembre 2014. Il livello occupazionale, pur rimanendo tra quelli più bassi dal 2016, è cresciuto marginalmente. Le aziende campione, conseguentemente alla debole domanda e alle incerte previsioni future, sono rimaste riluttanti nell’assumere altro personale. Le previsioni circa l’attività commerciale durante l’anno prossimo continuano ad uno dei livelli più negativi da fine 2014, diminuendo per il secondo mese consecutivo e al livello più basso da gennaio. Il ridotto ottimismo è stato spesso collegato al recente rallentamento della domanda e alle minori richieste, così come alle previsioni al ribasso per la crescita economica. Nello specifico sono state sollevate preoccupazioni per la crescente incertezza politica, incluso la Brexit, la guerra commerciale, le misure protezionistiche e ancora una volta la debolezza del settore automobilistico. Nonostante l’inflazione dei costi di acquisto dell’area euro è accelerata per la prima volta in sette mesi dal valore più basso in due anni e mezzo di marzo, in parte a causa del prezzo maggiore del petrolio, i prezzi medi di vendita per beni e servizi sono aumentati al tasso più basso in venti mesi. Ciò è dovuto alla debole domanda che ha avuto un impatto negativo sul potere decisionale sui prezzi. La produzione del settore manifatturiero è diminuita per il terzo mese consecutivo, e i nuovi ordini sono risultati in discesa per il settimo mese consecutivo. Nonostante i tassi di contrazione siano diminuiti in entrambi i casi, il declino è stato il maggiore in sei anni con la sola eccezione di quelli osservati a marzo. I prezzi di acquisto sono diminuiti e la crescita occupazionale è rimasta vicina alla stagnazione, in forte discesa rispetto ad un anno fa. Il PMI manifatturiero di conseguenza è rimasto al di sotto della soglia critica di non cambiamento di 50 per il terzo mese consecutivo, in salita da marzo ma pur sempre al secondo livello più basso da aprile 2013. Il crollo dell’ottimismo del settore manifatturiero al livello più basso dal 2012 rende ancora più tetra l’immagine già abbastanza negativa. Allo stesso tempo la crescita del settore dei servizi è diminuita dal valore più alto in quattro mesi di marzo, con la sola eccezione osservata a dicembre e gennaio, quando sono state riportate le espansioni più deboli da settembre 2016. I nuovi ordini sono rallentati, il lavoro inevaso è diminuito leggermente per il secondo mese consecutivo e peggiorano marginalmente le previsioni future. Ciò nonostante, il livello occupazionale del settore dei servizi ha aumentato vigore crescendo al valore più alto in cinque mesi. Analizzando le singole nazioni, la Francia ancora una volta pesa sull’intera performance dell’eurozona, con l’attività che non ha mostrato nessun cambiamento e il flusso dei nuovi ordini crollato per il quinto mese consecutivo. La leggera espansione dell’attività del settore dei servizi va a compensare il moderato deterioramento di quello manifatturiero. La stagnazione generale di aprile mostra un miglioramento rispetto al declino osservato a marzo ma rappresenta comunque una delle peggiori prestazioni da metà 2016. In Germania l’attività commerciale è cresciuta ad un tasso più vigoroso rispetto a quello di marzo con un’espansione che è stata comunque in linea con il modesto tasso di crescita generale osservato nel primo trimestre. I nuovi ordini sono diminuiti per il quarto mese consecutivo e il lavoro inevaso ha mostrato il crollo maggiore da giugno 2013. L’espansione è stata guidata dal settore dei servizi, dove è stata riportata una lenta crescita che ha raggiunto il livello più alto in sette mesi. Anche se con un tasso di declino più lento, la produzione manifatturiera è crollata notevolmente per il terzo mese consecutivo a causa dell’ulteriore forte crollo dei nuovi ordini. Nelle altre nazioni, il tasso di crescita della produzione è sprofondato al livello più basso da novembre 2013, con inoltre un rallentamento dei nuovi ordini e della creazione occupazionale. Solo crescite modeste sono state osservate sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi.



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Secondo Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, “L’economia dell’eurozona ha iniziato il secondo trimestre col piede sbagliato, con il PMI flash in diminuzione a uno dei tassi più bassi osservati dal 2014. Quanto detto aggiunge preoccupazioni sulla mancata ricrescita dell’economia dopo i fattori eccezionali di fine anno che hanno danneggiato l’attività. La stima flash inoltre ha continuato a mostrare solo una modesta crescita, impedita dalla più lenta domanda globale e dal clima economico dai toni attenuati. L’indagine indica che la crescita trimestrale del PIL è rallentata fino a toccare quasi lo 0.2%. Un simile tasso di espansione è stato segnalato per la Germania mentre la Francia ha riportato una stagnazione e il resto della regione ha registrato il quasi stallo. Il settore manifatturiero rimane l’area che desta preoccupazioni, con la produzione che continua a contrarsi ad uno dei tassi più veloci osservati durante gli scorsi sei anni. Gli indici che solitamente anticipano le tendenze, pur rimanendo nettamente negativi, hanno mostrato alcuni segnali di miglioramento, ma suggeriscono come il malessere del settore non ha vita breve. La frenata ha inoltre mostrato ulteriori evidenze dell’allargamento al settore dei servizi, dove la crescita è diminuita ancora una volta sino a raggiungere uno dei tassi più deboli osservati dal 2016. Qualche incoraggiamento arriva dalla migliore crescita occupazionale, nonostante anche qui il tasso di espansione è tra i più bassi mai osservati in due anni e mezzo. L’allungarsi della debolezza dell’indagine solleva interrogativi sull’abilità dell’economia di crescere ad un tasso superiore all’1% durante il 2019”.

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