PwC Davos: a livello globale torna la fiducia, meno ottimismo tra i CEO italiani
PwC Davos: a livello globale torna la fiducia, meno ottimismo tra i CEO italiani


Malgrado le preoccupazioni non manchino guardando all’anno che li aspetta, i CEO a livello globale tornano fiduciosi sulle prospettive di crescita delle loro aziende e sulle previsioni per l’economia globale. In controtendenza i CEO italiani, meno fiduciosi sia sul quadro globale che rispetto ai ricavi delle proprie aziende. È quanto emerge dalla 20° Annual Global CEO Survey di PwC, che fotografa il livello di fiducia nello sviluppo globale e del proprio business di oltre 1.300 CEO in 79 paesi, presentata oggi alla vigilia del World Economic Forum di Davos.



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Più fiducia nella crescita globale, meno in Italia
Nonostante un 2016 tumultuoso, la fiducia dei CEO sta tornando, anche se lentamente e lontana dai dati del 2007: il 29% dei CEO ha fiducia nella crescita globale nel corso del 2017, in miglioramento rispetto al 27% del 2016, e il 53% ritiene che rimarrà stabile (2016: 49%). In controtendenza i CEO italiani, più pessimisti sull’andamento prospettico dell’economia globale: il 36% è fiducioso verso una crescita globale nei prossimi 12 mesi, in calo rispetto al 55% della precedente edizione, mentre il 44% prevede una sua stabilità (2016: 40%).
Italia in controtendenza anche verso la crescita dei ricavi
 Il 38% dei CEO di tutto il mondo (2016: 35%) è molto fiducioso nelle prospettive di crescita della propria azienda per i prossimi 12 mesi ed il 51% dichiara molta fiducia anche verso la crescita dell’azienda nei prossimi tre anni (2016: 49%). Anche qui si distingue l’Italia, con meno ottimismo dopo tre anni di crescita: l’86% dei CEO italiani si dichiara fiducioso o molto fiducioso nella crescita dei propri ricavi nel 2017, in calo rispetto al 92% dell’edizione 2016%. Anche guardando ai prossimi tre anni, cala la fiducia dei CEO italiani con il 92% positivo circa la top line della propria azienda, rispetto al 97% del 2016. Nicola Anzivino, Partner di PwC, commenta: “I risultati della 20° CEO Survey mostrano un’inversione nel sentiment dei CEO italiani, meno fiduciosi circa lo scenario globale e le prospettive aziendali. Tra le tre priorità chiave dei nostri CEO spiccano la definizione di obiettivi di crescita per linee esterne (M&A, JVs e Alleanze strategiche), lo sviluppo del capitale umano attraverso un’adeguata people strategy e il focus sull’innovazione attraverso l’utilizzo a 360 gradi della tecnologia in azienda”.

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La fiducia dei CEO nella crescita dei propri ricavi è in salita in quasi tutti i principali paesi del mondo. Sul podio troviamo India (71%), Brasile (fiducia più che raddoppiata, 57%), Australia (43%) e Regno Unito (41%). Si è registrato un aumento di 11 punti in Cina (35%), 6 punti negli USA (39%) e 3 punti in Germania (31%), mentre in Svizzera la fiducia è più che raddoppiata (34%). Insieme all’Italia, registrano un calo della fiducia anche Spagna, Messico e Giappone, che ha visto un crollo del dato dal 28% del 2016 al 14% odierno. Alla domanda su cosa spinga lo sviluppo, la crescita organica è in cima alla lista per tre quarti dei CEO a livello globale (79%), mentre il 41% progetta nel 2017 nuove fusioni e acquisizioni e quasi un quarto (23%) intende rafforzare le proprie capacità di innovazione. Anche in Italia la crescita organica si conferma il driver chiave (80%), ma significativo il valore dei CEO propensi all’ M&A (44% valore superiore al dato globale).
I mercati obiettivo
Dal primo sondaggio di PwC tra i CEO globali nel 1998 i mercati emergenti, India e Cina comprese, emersero come una scommessa vincente e sicura. Oggi la mutevolezza dei mercati, inasprita dalla volatilità delle valute, spinge i CEO verso un mix più ampio di paesi. Nel sondaggio 2017 USA, Germania e Regno Unito sono sempre più strategici mentre si è indebolito l’entusiasmo per Brasile, India, Russia e Argentina. In particolare, i cinque principali paesi che attraggono la crescita sono gli USA (1), la Cina (2), la Germania (3), il Regno Unito (4) e il Giappone (5), con il Regno Unito che si distingue per popolarità tra i CEO di Stati Uniti (+4%), Cina (+11%), Germania (+8%) e Svizzera (+25%). Per i prossimi 12 mesi le città top a livello di crescita prospettica globale sono Shanghai, New York, Londra e Pechino. Per i CEO italiani USA (48% rispetto al 43% del 2016), Germania (38% vs 33%) e Cina (in forte calo dal 30% del 2016 al 24% odierno) rimangono i mercati obiettivo. Si rafforzano il Regno Unito al quinto posto (14%) dopo la Francia (16%), ed il Messico, mentre si riduce l’interesse verso Brasile, India e Giappone.

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Tra globalizzazione e protezionismo
Secondo il 58% dei leader di impresa è oggi sempre più difficile bilanciare la concorrenza nel mercato globale con i trend di politiche nazionali più protezionistiche, dato che si attesta al 50% tra i CEO italiani. Nonostante l’atteggiamento molto positivo mostrato dai CEO negli ultimi 20 anni rispetto al contributo che la globalizzazione ha apportato alla libera circolazione di capitali, merci e persone, gli intervistati del sondaggio di quest’anno sono scettici se questa abbia effettivamente attenuato il cambiamento climatico o annullato il gap tra ricchi e poveri, un’opinione analoga a quella degli intervistati di un altro sondaggio pubblico commissionato da PwC a fine 2016 su più di 5.000 consumatori in 22 paesi.
Le prossime minacce
I risultati globali mostrano che, mentre sono più positivi nelle previsioni, i CEO mantengono livelli di preoccupazione molto alti su incertezza economica (82%), eccessiva regolamentazione (80%) e disponibilità di competenze chiave (77%). Per il 59% crescono anche i timori in termini di protezionismo, percentuale che sale al 64% negli Stati Uniti e in Messico. Scenario simile in Italia, dove le tre principali minacce macro indicate dai CEO sono l’incertezza sulla crescita economica (78%), la futura evoluzione dell’Eurozona e l’eccesso di regolamentazione (entrambe 76%). In relazione allo sviluppo del proprio business, i CEO italiani sono preoccupati dalla disponibilità di competenze chiave (52%), dal cambiamento dei comportamenti di acquisto dei consumatori (42%) e dalla rapidità dei cambiamenti tecnologici (42%), sebbene per tutti questi fattori le percentuali siano in diminuzione rispetto al 2016.



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Tecnologia e fiducia
I CEO credono che la tecnologia sia oggi indissolubilmente legata a reputazione, competenze e assunzioni, competizione e crescita; quasi un quarto sostiene che nei prossimi cinque anni la tecnologia rimodellerà completamente la concorrenza nel proprio settore (23%). In un mondo sempre più digitale, la tecnologia ha dato vita a nuove dinamiche tra imprese e clienti, con enormi vantaggi per entrambi. Dall’alto lato, per il 69% dei CEO è oggi più difficile guadagnare e mantenere la fiducia delle persone, mentre secondo l’87% i social media potrebbero influenzare negativamente il livello di fiducia verso le aziende. Vent’anni fa i CEO non prestavano attenzione al tema della fiducia mentre quest’anno il 58% teme che la sua mancanza possa danneggiare la crescita della propria azienda, dato in aumento rispetto al 37% del 2013. Secondo i CEO le tre minacce tecnologiche principali alla fiducia degli stakeholder - dopo le problematiche tecnologiche e di sicurezza registrate tra le maggiori aziende globali - sono la cyber security, le violazioni della privacy dei dati e le IT disruption. Tali rischi sono percepiti anche dai CEO italiani, sebbene con percentuali nettamente inferiori rispetto ai dati globali. I CEO italiani, inoltre, si riconoscono fortemente orientati a strumenti tecnologici come digital media (76%), automazione domestica (46%) e social media (38%), sebbene i dati siano inferiori alla media globale.




Competenze e crescita del personale
La necessità di specifiche competenze desta oltre il doppio delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (dal 31% del 1998 al 77% del 2017) e il capitale umano figura tra le prime tre priorità delle aziende, insieme alla diversità e all’inclusione e alla mobilità dell’organico. Oltre la metà dei CEO (il 52% contro il 48% del 2016) prevede di aumentare l’organico nei prossimi 12 mesi. Regno Unito (63%), Cina (60%), India (67%) e Canada (64%) sono tra i paesi con i piani di assunzione più ambiziosi, in particolare tra i CEO del risparmio gestito (64%), sanità (64%) e tecnologia (59%), mentre i valori minimi si registrano nel settore pubblico (32%). Anche i CEO italiani si distinguono positivamente sotto tale profilo: il 56%% prevede un aumento dei dipendenti in azienda nei prossimi 12 mesi, in forte incremento rispetto al 37% del 2016. In tale direzione, i CEO italiani stanno ripensando la People Strategy dell’azienda e la funzione HR, per ottimizzare la selezione e la gestione dei talenti. Tra le competenze più ricercate dai CEO italiani si afferma la capacità di collaborare in azienda, prioritario rispetto a leadership e capacità di problem solving. Sebbene solo il 16% tra gli intervistati preveda una riduzione della base complessiva dei lavoratori, emerge che l’80% dei lavori colpiti subirà un impatto dovuto all’uso delle tecnologie o dell’automazione. Oltre la metà dei CEO (52%) sta già esplorando i vantaggi della collaborazione tra uomo e macchina, mentre due su cinque (39%) valutano l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle esigenze future in termini di competenze. Con la velocità del cambiamento tecnologico che preoccupa il 70% dei CEO, non sorprende come tra le caratteristiche più preziose, e apparentemente più difficili da trovare nei manager, questi identifichino le competenze in creatività e innovazione, leadership e intelligenza emotiva; chiave anche avere un’adeguta formazione “digitale” ed una specializzazione in ambito STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Nicola Anzivino conclude: “A destare preoccupazione nei CEO è la possibilità che la carenza di competenze tecniche, relazionali e manageriali nei propri manager possa pregiudicare il potenziale di crescita e la rilevanza strategica della propria azienda. In tale ambito molti CEOs stanno riformulando il ruolo della funzione HR, al fine di reclutare le persone giuste e valorizzare i talenti “nascosti” nelle loro imprese. Per il successo delle aziende sarà anche fondamentale sviluppare il trust tra tutti gli stakeholder aziendali, tra i temi che potrebbero influenzare negativamente tali relazioni i CEOs italiani evidenziano cybersecurity, privacy ed etica d’impresa.


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