Istat: a settembre prosegue la fase di debolezza del Paese
Istat: a settembre prosegue la fase di debolezza del Paese


Secondo la Nota mensile sull'andamento dell'economia italiana di settembre 2019 rilasciata dall’Istat, il Paese prosegue nella sua fase di debolezza, Una fase che si può anche definire di resilienza, visto che dai mercati internazionali arrivano svariati segni di rallentamento e ci sono alcuni Paesi ormai manifestatatamente in recessione, come la Germania. In quest’ottica i dazi imposti dagli USA e le misure compensative attivate dai Paesi coinvolti, i fattori geo-politici destabilizzanti e il rallentamento dell’economia cinese, continuano a influenzare negativamente il commercio mondiale. Tornando all’Italia, la revisione dei conti economici ha lievemente modificato il profilo del Pil che ora evidenzia un marginale incremento congiunturale sia nel primo sia nel secondo trimestre (+0,1%). Tuttavia, a luglio, l’indice della produzione industriale ha registrato la seconda flessione congiunturale consecutiva. Nel primo semestre, i miglioramenti del mercato del lavoro si sono riflessi sull’andamento favorevole del reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici, traducendosi in un aumento del potere d’acquisto e della propensione al risparmio. L’inflazione al consumo rimane bassa sia nella misura complessiva sia in quella di fondo. Le indicazioni prospettiche a breve degli operatori economici delineano la prosecuzione dell’attuale fase di moderazione. A settembre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori e l’indice composito per le imprese hanno fornito indicazioni diverse. La fiducia dei consumatori ha segnato un lieve aumento, a sintesi di un deterioramento del clima economico e di un miglioramento della va-lutazione delle prospettive future, mentre la fiducia delle imprese ha evidenziato un peggioramento. L’indicatore anticipatore ha mantenuto un profilo negativo, suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi. Ma veniamo ai numeri della congiuntura italiana.



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Imprese
In Italia la revisione dei conti economici nazionali ha lievemente modificato il profilo del Pil che ora evidenzia un marginale miglioramento congiunturale sia nel primo sia nel secondo trimestre (+0,1% in entrambi i periodi). Il risultato di T2 è la sintesi di un contributo positivo della domanda nazionale al netto delle scorte e della domanda estera netta (+0,1 punti percentuali per entrambi) mentre la variazione delle scorte ha fornito un contribuito ampiamente negativo. Nel secondo trimestre è proseguita la flessione della quota di profitto delle società non finanziarie (40,7%, 0,2 punti percentuali inferiore rispetto a quella del trimestre precedente) mentre il tasso di investi-mento è migliorato (21,6%, +0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente). Dal lato dell’offerta, a luglio, l’indice della produzione industriale ha registrato la seconda flessione congiunturale consecutiva (-0,7%, -0,3% di giugno) con un calo diffuso a tutti i raggruppamenti principali di industrie a eccezione di quello dei beni energetici. Il settore dei beni strumentali ha evidenziato una decisa diminuzione congiunturale (-1,6%) a cui si è associata la riduzione, di minore entità, dei beni di consumo (-0,3%) e dei beni intermedi (-0,2%). Nel complesso, la produzione dei primi 7 mesi dell’anno, corretta per gli effetti di calendario, è scesa dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A luglio, anche il fatturato dell’industria, misurato a prezzi correnti, si è contratto (-0,5%) a seguito di variazioni di entità simile delle componenti interna ed estera (rispettivamente -0,6% e -0,5%). Nel trimestre maggio-luglio gli ordinativi dell’industria hanno segnato una sostanziale stabilità (+0,1%) a sintesi di un miglioramento di quelli nazionali (+0,9%) e di un calo di quelli esteri (-1,1%). Nello stesso periodo, la produzione del settore delle costruzioni ha continuato a essere stagnante, registrando un miglioramento congiunturale solo marginale (+0,1%). Nella media del trimestre maggio-luglio, la variazione della produzione è stata invece marcatamente negativa (-2,3% t/t) anche a causa del confronto con un andamento particolarmente positivo nei primi mesi del 2019. In T2, il mercato immobiliare ha manifestato segnali di vivacità: i prezzi delle abitazioni sono aumentati (+1,3% rispetto al trimestre precedente), con una forte crescita dei prezzi delle abitazioni nuove (+1,5%) e un lieve calo per quelli delle abitazioni esistenti (-0,1%). Sul fronte degli scambi con l’estero, a luglio le esportazioni di beni in valore, dopo tre variazioni positive consecutive, hanno mostrato una brusca flessione congiunturale (-2,3%) mentre le importazioni sono diminuite in misura più contenuta (-0,5%). Il calo delle vendite all’estero ha riguardato sia i flussi diretti verso l’Ue (-1,1%) che quelli verso l’extra Ue (-3,9%). La debole dinamica delle vendite osservata a luglio è stata diffusa a tutti i diversi raggruppamenti di industrie, con una flessione particolarmente marcata per i beni di consumo (-3,3%), strumentali (-2,6%) e energetici (-2,6%). Rispetto a luglio 2018, sia le esportazioni sia le importazioni sono risultate in aumento rispettivamente del 6,2 e dell’1,8%. Ad agosto sono aumentate le esportazioni verso i paesi extra-Ue (+0,7% rispetto al mese precedente) sostenute dalle vendite di prodotti energetici e di beni intermedi.

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Famiglie e mercato del lavoro
Nel primo semestre, i miglioramenti del mercato del lavoro si sono riflessi sulla dinamica del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, in aumento sia nel primo sia nel secondo trimestre (rispettivamente +0,4% e +0,9%). In presenza di una evoluzione dei prezzi decisamente moderata, la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi è risultata pari a zero in T2, la crescita del reddito disponibile si è tradotta in un aumento, di intensità simile, del potere di acquisto delle famiglie (+0,3% in T1 e +0,9% in T2). La propensione al risparmio è quindi tornata a salire (8,1% in T1 e 8,9% in T2). Negli ultimi mesi, il mercato del lavoro ha mostrato segnali di stabilizzazione. Ad agosto, la stima degli occupati si è mantenuta sui livelli del mese precedente mentre la disoccupazione è diminuita (9,5%, -0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente), in presenza di un aumento consistente del numero di inattivi. Rispetto alla posizione professionale e al carattere dell’occupazione, ad agosto la sostanziale stabilità degli occupati ha sintetizzato la crescita dei dipendenti permanenti (+0,2% pari a +27 mila unità) e a termine (+0,2%, +5 mila) e la diminuzione degli indipendenti (-0,6% pari a -33 mila). Sembra essersi esaurita la fase di crescita sostenuta dell’occupazione a termine. Il calo tendenziale osservato nei dati dell’indagine sulle forze di lavoro sembra coerente con i segnali provenienti da ulteriori indicatori in grado di misurare la domanda di lavoro temporaneo. In particolare, si rileva un calo del fatturato delle imprese impegnate nell’attività di ricerca, selezione e fornitura di personale. Nel secondo trimestre, il tasso di posti vacanti destagionalizzato, nelle imprese con almeno 10 dipendenti, si è mantenuto sui livelli del trimestre precedente sia nell’industria sia nei servizi. In T3, le indicazioni qualitative riferite alle attese di occupazione da parte delle imprese hanno evidenziato una lieve flessione mentre quelle delle famiglie hanno segnalato un miglioramento.

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Prezzi
Il sistema economico italiano continua a essere caratterizzato da una inflazione modesta in tutti gli stadi di formazione dei prezzi. In base alla stima preliminare di settembre, la crescita tendenziale dell’indice per l’intera collettività si è fermata per il terzo mese consecutivo al +0,4% (un punto percentuale in meno rispetto a settembre 2018) condizionata dalla dinamica delle voci maggiormente volatili: in rallentamento per gli alimentari non lavorati, negativa per i beni energetici. Anche al netto di queste componenti, tuttavia, non sono emersi significativi spunti di dinamismo. L’inflazione di fondo è salita di 0,1 punti percentuali (al +0,6%), allargando leggermente il divario con l’indice generale. Per le voci di maggiore peso, alla stabilità del tasso di incremento annuo per i servizi (+0,8% come in agosto) si è associata una dinamica nulla per i prezzi dei beni industriali non energetici, in tendenziale calo da oltre un anno. L’Italia continua a collocarsi tra le economie dell’Unione economica e monetaria con il tasso di inflazione più contenuto, inferiore di 0,6 punti percentuali a quello medio dell’area euro sia nella misura complessiva sia in termini di core inflation. In particolare, per la componente di fondo, solo Grecia e Portogallo registrano dinamiche più basse di quella italiana (+0,3% a fronte del +0,6% in Italia, nei dati di agosto). La debolezza dell’inflazione a livello di distribuzione finale ha riflesso spinte provenienti dalle fasi a monte del processo produttivo in larga parte in riduzione o moderate. Ad agosto per i prezzi dei prodotti industriali venduti sul mercato interno, si è intensificata la caduta tendenziale dell’indice complessivo, sulla scia delle più consistenti variazioni negative dei prezzi energetici (-2,1% e -7,3% rispettivamente). I listini dei beni di consumo non alimentari hanno confermato una dinamica positiva, con ritmi di crescita stabili appena sopra l’1% mentre i prezzi all’importazione hanno mantenuto un profilo negativo, anche se più contenuto (-0,3%). In termini prospettici, a settembre le valutazioni sui listini di vendita nel settore manifatturiero si sono mantenute sui livelli del mese precedente. Per le imprese che producono beni destinati al consumo finale, il saldo destagionalizzato tra aumenti e ribassi dei prezzi di vendita si è confermato appena positivo, su valori inferiori a quello medio degli ultimi tre anni. I consumatori hanno rivisto leggermente al rialzo le loro aspettative inflazionistiche rispetto al minimo toccato in luglio. Una quota più ampia di essi si aspetta per i prossimi dodici mesi prezzi in aumento con intensità più o meno rapida rispetto all’attuale mentre l’incidenza di coloro che ne prevedono una stabilità si è ridotta, rimanendo tuttavia ancora marginalmente maggioritaria.



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Prospettive
A settembre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori e l’indice composito per le imprese hanno fornito indicazioni diverse. La fiducia dei consumatori ha segnato un lieve aumento a sintesi di un deterioramento del clima economico e di un miglioramento della valutazione delle prospettive future. La fiducia delle imprese ha evidenziato un lieve calo e per le imprese manifatturiere si è rilevato un peggioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle attese sulla produzione, mentre quelli sulle scorte di magazzino sono rimasti stabili. L’indicatore anticipatore ha mantenuto un profilo negativo, suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi.

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