Istat: economia in lenta ripresa ma attenzione all'occupazione
Istat: economia in lenta ripresa ma attenzione all


Secondo la Nota mensile sull’andamento dell’economia elaborata dall’Istat, lo scenario internazionale nelle ultime settimane è stato caratterizzato in qualche misura da una asincronia dell’evoluzione della pandemia tra paesi che ha penalizzato ulteriormente la ripresa degli scambi mondiali. Nel secondo trimestre, il Pil italiano ha registrato una caduta di entità eccezionale, condizionato negativamente dalla chiusura delle attività ad aprile. Gli indici della produzione industriale a maggio e giugno hanno segnalato una ripresa dell’attività e, a luglio, è proseguito il miglioramento della fiducia delle imprese. Gli scambi con l’estero dell’Italia evidenziano a maggio una ripresa sia delle esportazioni sia, in misura più contenuta, delle importazioni. A giugno, si è registrata un’ulteriore marginale riduzione dell’occupazione in presenza di un ritorno alla ricerca del lavoro e una crescita degli acquisti di beni delle famiglie, tornati molto vicini a livelli pre-crisi. A luglio, è proseguita per il terzo mese consecutivo la fase deflativa dei prezzi al consumo condizionata dalla componente dell’energia. In rallentamento anche la core inflation, scesa al valore più basso da circa un anno e mezzo. Ma veniamo ai vari settori dell’indagine sulla congiuntura italiana.



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Imprese
Nel secondo trimestre il Pil italiano, misurato in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato, in base alla stima preliminare, una caduta congiunturale di entità eccezionale (-12,4%) che segue il già ampio calo del primo trimestre (-5,4%). La forte contrazione, comune agli altri paesi dell’area euro, è stata diffusa a tutti i settori economici, con un contributo negativo sia della domanda estera netta sia di quella nazionale. Il dato trimestrale è condizionato dalla marcata riduzione dei livelli di attività economica ad aprile, quando si sono concentrati gli effetti del lockdown. L’indice della produzione industriale, al netto delle costruzioni, è diminuito in T2 del 17,5% in termini congiunturali. La produzione ha segnato il suo minimo storico ad aprile (59,4 il livello dell’indice, -20,5% rispetto al mese precedente) per poi rimbalzare a maggio (84,1, +41,6%) e confermare una tendenza alla crescita a giugno (91,0, +8,2%). Considerando i raggruppamenti principali di industrie, il percorso di ripresa appare meno intenso per i beni strumentali e quelli intermedi, per i quali i valori dell’indice a giugno rimangono più distanti da quelli di febbraio (rispettivamente 19,9 e 14,9 punti percentuali). La ripresa della produzione appare comunque generalizzata tra i settori. A giugno 9 settori su 10 sono risultati in espansione. I livelli di produzione raggiunti rimangono, in molti settori, comunque inferiori a quelli di febbraio. Gli scambi con l’estero dell’Italia evidenziano a maggio una ripresa sia delle esportazioni (+35,0% rispetto ad aprile) sia, in misura più contenuta, delle importazioni (+5,6%). Il recupero, esteso a tutti i principali raggruppamenti di industrie, tuttavia, ha solo parzialmente compensato gli effetti della brusca caduta registrata tra marzo e aprile. Rispetto ai tre mesi precedenti, tra marzo e maggio le vendite sui mercati esteri si sono ridotte complessivamente del 29,0%, con flessioni marcate in tutti i principali mercati di destinazione sia Ue sia extra-Ue. Nello stesso periodo anche gli acquisti hanno segnato una significativa riduzione (-27,7%). I dati preliminari relativi a giugno confermano i segnali di recupero osservati il mese precedente per gli scambi extra Ue (+20,0% e +14,9% l’aumento in termini congiunturali rispettivamente per le importazioni e le esportazioni), con incrementi sia delle vendite sia degli acquisti dall’estero, in particolare di beni strumentali e di consumo durevoli. Le esportazioni tornano positive verso la Svizzera (+4,7% la variazione tendenziale) mentre rimane elevata la contrazione delle vendite nei confronti degli Stati Uniti (-22,4%) e del Regno Unito (-17,1%). Le importazioni mostrano una ripresa di intensità per quelle provenienti dalla Cina (+24,3%). La ripresa dei ritmi produttivi del settore manifatturiero è attesa estendersi anche a luglio come evidenziato dal miglioramento dell’indice di fiducia, condizionato favorevolmente dall’andamento dei giudizi sugli ordini e dalle attese di produzione. Tra marzo e maggio, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni, nonostante il robusto aumento congiunturale di maggio, è risultato ancora in forte riduzione rispetto al trimestre precedente (-41,9%). Il calo ten-denziale nei primi cinque mesi dell’anno è stato significativo (-23,6% per la produzione corretta per gli effetti di ca-lendario). Il blocco amministrativo delle attività ha determinato un posticipo dei lavori specificati dai permessi di costruire, che nel quarto trimestre del 2019 avevano segnato, in termini congiunturali e per il comparto residenziale, un aumento del numero di nuove abitazioni (+5,2%) e una leggera diminuzione della superficie utile abitabile (-0,2%). La superficie in fabbricati non residenziali è risultata in calo (-3,2% la variazione congiunturale) per il terzo trimestre consecutivo, seppure con un’intensità minore rispetto a quella dei due trimestri precedenti. Il possibile aumento dell’attività nei prossimi mesi sembra confermato a luglio dall’aumento della fiducia delle imprese, spinto dal miglioramento dei giudizi sugli ordini. Le informazioni disponibili per i servizi indicano un deciso aumento della fiducia delle imprese a luglio. In particolare, nei servizi di mercato si registra un significativo recupero dei giudizi e delle attese sugli ordini mentre nel commercio al dettaglio aumentano sia i giudizi sia le aspettative sulle vendite.

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Famiglie e mercato del lavoro
Il mercato del lavoro è stato caratterizzato da una risposta eterogenea alla crisi, con un ruolo significativo dei provvedimenti del Governo a sostegno dell’occupazione. A giugno, inoltre, è proseguita la ripresa delle ore lavorate pro-capite, ed è proseguito il calo dell’occupazione, seppure in misura meno accentuata (-0,2% la variazione congiunturale rispetto ai mesi precedenti. Complessivamente nel secondo trimestre il numero degli occupati si è ridotto di 459 mila unità rispetto al trimestre precedente. La riduzione dell’occupazione a giugno ha coinvolto prevalentemente le donne e i lavoratori più giovani (con meno di 35 anni) mentre rispetto alla condizione professionale si è registrato un lieve aumento degli occupati a termine e degli indipendenti (rispettivamente +0,3% e +0,1% rispetto al mese precedente) in presenza di una riduzione dei permanenti (-0,4%). Contestualmente, è emersa una ripresa della ricerca di lavoro, che si era sensibilmente ridotta durante il lockdown. A giugno, i disoccupati sono aumentati di 149 mila unità rispetto al mese precedente mentre si è ridotto il numero degli inattivi (-99 mila unità). Nel complesso, il tasso di disoccupazione si è attestato all’8,8%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a maggio. Una riduzione dell’occupazione notevolmente inferiore a quella dell’attività economica, associata ai meccanismi di supporto ai redditi introdotti in questi mesi, sembra riflettersi sugli acquisti di beni di consumo da parte delle famiglie, in decisa ripresa. A giugno, l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio è tornato sopra quota cento (101,8) spinto dalla ripresa degli acquisti non alimentari (+24,4% la variazione in valore rispetto al mese precedente). Il livello dell’indice è di circa un punto inferiore a quello registrato a gennaio 2020. Si è rafforzata ulteriormente la propensione agli acquisti attraverso il commercio elettronico, in accelerazione rispetto ai mesi precedenti (+53,5% la variazione tendenziale degli acquisti, +32,5% la variazione nei primi 6 mesi). La fiducia dei consumatori ha riflesso questo particolare momento di assestamento e rimodulazione dei comportamenti delle famiglie sul mercato del lavoro e sugli acquisti. A luglio, il clima di fiducia dei consumatori si è mantenuto sui livelli del mese precedente ancora fortemente condizionato dai giudizi sul clima economico mentre quelli sul clima personale hanno mostrato un miglioramento. Rimangono ancora su livelli elevati le attese sulla disoccupazione, segnando comunque un lieve recupero nell’ultimo mese.

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Prezzi
A luglio è proseguita, per il terzo mese consecutivo, la fase deflativa dei prezzi al consumo. L’indice nazionale per l’intera collettività (NIC) è diminuito dello 0,3% su base annua, dopo il -0,2% nel bimestre precedente. La tendenza negativa riflette ancora la significativa caduta dei prezzi dei beni energetici, solo in attenuazione nell’ultimo mese (-9,7% il tasso su base annua, da -12,1% a giugno), mentre i rincari degli alimentari hanno registrato una decelerazione. L’inflazione di fondo (calcolata escludendo energia, alimentari e tabacchi) ha segnato un rallentamento di due decimi di punto (al +0,3%), raggiungendo il valore più basso da circa un anno e mezzo. Le principali componenti confermano le tendenze divergenti, con un tasso di crescita annuo per i servizi pressoché nullo (+0,1%) mentre i prezzi dei beni industriali non energetici mostrano una decisa vivacità, con un recupero di quasi un punto percentuale nell’anno (+0,8% a luglio, crescita zero a fine 2019) spinti dai rincari provenienti dallo stesso comparto a livello di produzione. Nell’area euro, la crescita dei prezzi al consumo ha segnato un contenuto aumento (+0,4%; +0,3% a giugno), anche come sintesi di andamenti differenti per alcune grandi economie. Da una parte, l’inflazione italiana in termini di indice armonizzato ha registrato una netta inversione di tendenza (+0,9%; -0,4% a giugno), per l’avvio posticipato dei saldi estivi inclusi nell’indice. Dall’altra, in Germania si è registrata una inflazione nulla in seguito alla riduzione temporanea dell’IVA entrata in vigore dal 1° luglio. La fase di debolezza del mercato del lavoro e del commercio internazionale indicano un prolungamento dell’attuale fase di rallentamento dei prezzi. A giugno, la caduta tendenziale dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali sul mercato interno si è attenuata (-6,1%, -7,2% a maggio), riflettendo una minore riduzione della componente dell’energia mentre i prezzi dei beni non alimentari destinati al consumo hanno segnato una ripresa (+0,8%, da +0,4% di maggio). Dall’estero continuano a provenire spinte deflative che interessano tanto i primi comparti della catena dei prezzi, energia e intermedi, quanto quello successivo. Per i beni di consumo non alimentari a maggio i prezzi all’importazione hanno registrato una flessione annua dello 0,4%. Le prospettive per i prossimi mesi indicano il proseguimento dell’attuale fase di debolezza dei prezzi. A luglio, tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale, prevalgono ancora coloro che prevedono ribassi dei loro listini di vendita mentre le attese di inflazione dei consumatori, fortemente aumentate nel periodo del lockdown e in quello di avvio della ripresa delle attività, hanno viceversa segnalato una netta inversione di tendenza con il prevalere di chi si aspetta prezzi stabili o in diminuzione nei prossimi dodici mesi.



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