Nella nota mensile Istat di ottobre, si rileva che in un quadro economico internazionale favorevole, a settembre si rafforza la crescita dell’economia italiana, sostenuta dal settore manifatturiero e dagli investimenti. Prosegue il miglioramento dell’occupazione, che interessa anche i giovani e le donne. L’indicatore anticipatore torna ad aumentare rafforzando le prospettive di crescita a breve termine. Secondo l’Istat, le aspettative di crescita per i prossimi mesi appaiono favorevoli: a settembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha registrato un incremento significativo, trainato dai miglioramenti dei giudizi sulla situazione economica italiana e delle aspettative sulla disoccupazione. Anche l’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha evidenziato un aumento, confermando il trend positivo dei mesi precedenti per tutti i settori, ad eccezione dei servizi. I segnali di miglioramento dell’economia italiana sono confermati anche dall’indicatore anticipatore che torna ad aumentare, confermando il rafforzamento delle prospettive di crescita a breve. Vediamo i diversi comparti.
Imprese
La revisione dei Conti economici trimestrali ha evidenziato nel secondo trimestre un aumento congiunturale del prodotto interno lordo pari al +0,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil (+0,1 i consumi delle famiglie e +0,2 gli investimenti fissi lordi). L’apporto della variazione delle scorte è stato positivo per 0,4 punti percentuali, mentre è risultato negativo quello della domanda estera netta (-0,3 punti percentuali) con un aumento congiunturale delle importazioni di beni e servizi (+1,2%) e una variazione nulla delle esportazioni. Dal lato della domanda, è proseguito l’aumento dei consumi finali nazionali, seppure con una dinamica più lenta di quella registrata nel trimestre precedente (+0,2% la variazione congiunturale in volume, da +0,6%). Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, dopo la contrazione osservata nel primo trimestre (-2,0%). Il recupero degli investimenti è stato determinato dalla spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti (+0,9%, dopo il -5,1% del primo trimestre) e, in misura maggiore, da quella per mezzi di trasporto (+8,9%), mentre gli investimenti in costruzioni sono diminuiti dello 0,4%. Nel secondo trimestre il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è tornato a crescere (+0,8%) recuperando ampiamente la riduzione del primo trimestre (-0,5%. Nel mese di luglio l’indice della produzione industriale ha segnato un modesto incremento congiunturale (+0,1%), in rallentamento rispetto ai due mesi precedenti: tutti i raggruppamenti hanno evidenziato aumenti, più elevati per i beni strumentali (+1,6%), ad eccezione dell’energia (-3,6%). Nella media del trimestre maggio-luglio, gli ordinativi dell’industria hanno segnato un incremento congiunturale sostenuto (+2,1%) caratterizzato da una dinamica più vivace per il mercato interno (+3,2%) rispetto a quello estero (+0,5%). Ad agosto i flussi commerciali con i mercati extra-Ue hanno evidenziato una maggiore vivacità, con un incremento congiunturale più marcato per le esportazioni (+4,0%) rispetto alle importazioni (+2,5%) A luglio l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha mostrato un lieve aumento (+0,1% la variazione congiunturale), dopo la significativa flessione rilevata nel mese precedente (-1,6%). Il valore aggiunto dei servizi è cresciuto dello 0,3%, in rallentamento rispetto al +0,7% del primo trimestre a seguito di una dinamica più moderata del settore del commercio, trasporto, alloggio (+0,2%, dopo la crescita dell’1,6% nel primo trimestre) e di una contrazione del settore dei servizi di informazione e comunicazione (-0,3%, in calo per il terzo trimestre consecutivo).
Famiglie e mercato del lavoro
Nel secondo trimestre, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,2% in termini congiunturali, con una decelerazione rispetto ai due trimestri precedenti. Anche la spesa delle famiglie ha segnato un rallentamento con una dinamica superiore a quella del reddito (+0,4%), determinando un’ulteriore discesa (di 0,2 punti percentuali) della propensione al risparmio delle famiglie, il cui livello, scendendo al 7,5%, ha toccato valori storicamente molto bassi. Resta invariato il potere d’acquisto delle famiglie, che dal secondo trimestre del 2016 non ha più registrato rialzi, a causa essenzialmente della risalita dell’inflazione che ha eroso la moderata espansione del reddito nominale. Il mercato del lavoro continua a migliorare. Ad agosto si è registrato un ulteriore aumento degli occupati (+0,2% rispetto a luglio), il terzo incremento congiunturale consecutivo. Su base annua l’aumento degli occupati è dell’1,6%, corrispondente a 375 mila unità, di cui 167 mila di età inferiore ai 35 anni. Il tasso di occupazione è salito al 58,2% (+0,1%) con un aumento per tutte le classi di età a esclusione di quella 35-49. La crescita del numero di occupati è interamente attribuibile alla componente femminile (+0,5%) a fronte di un calo per quella maschile (-0,1%). I dipendenti a termine hanno registrato un aumento marcato (+1,6%) mentre il numero dei permanenti è rimasto stabile. Gli indipendenti hanno segnato ancora un lieve calo (-0,1%). Il tasso di disoccupazione si è ridotto di un decimo di punto, scendendo all’11,2%. La diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione è determinata dalla componente femminile. Segnali positivi provengono anche dalla domanda di lavoro. Nel secondo trimestre, il tasso destagionalizzato di posti vacanti è aumentato di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente sia nei servizi sia nell'industria.
Prezzi
I prezzi al consumo (indice NIC) continuano a registrare ritmi di crescita tendenziali contenuti e inferiori a quelli medi dei primi due trimestri dell’anno. In base alle stime preliminari, a settembre e nella media del terzo trimestre l’inflazione è risultata in discesa all’ 1,1% (1,2% in agosto, 1,5% nel secondo trimestre). La dinamica ha riflesso andamenti differenziati tra le componenti maggiormente volatili: accanto al rallentamento tendenziale dei prezzi energetici (+3,4% dal +4,5% di agosto), per i beni alimentari non lavorati si è interrotto il processo di rientro dai massimi di inizio anno (+2,2% in settembre, dopo il +0,7% di agosto). Al netto di queste due voci, la componente di fondo mantiene una dinamica moderata. A settembre il ritmo di crescita annuo è risultato in decelerazione e inferiore alla media del trimestre aprile-giugno (+0,7%, da +1,0% di agosto e +0,9% nel secondo trimestre). In particolare, i prezzi dei beni industriali non energetici non si sono discostati sostanzialmente dai livelli dello scorso anno, mentre la dinamica inflazionistica dei servizi ha segnato un rallentamento. Nel confronto con i paesi aderenti all’Uem, il divario inflazionistico a nostro favore si è leggermente ampliato (+1,5% e +1,3% la crescita annua rispettivamente nell’area euro e in Italia), riflettendo un rallentamento tendenziale più pronunciato per i prezzi italiani dei beni energetici. La dinamica di fondo continua, invece, ad essere allineata a quella dell’area per il secondo mese consecutivo. Per i prezzi all’importazione emergono tendenze al rialzo in particolare per i beni intermedi ed energia, anche se il rafforzamento dell’euro degli ultimi mesi ne ha attenuato l’intensità; le spinte rimangono limitate per i prodotti industriali a maggiore contenuto di lavorazione: per i beni di consumo non alimentari (con l’esclusione anche di bevande e tabacchi) la crescita tendenziale si è attestata in luglio al +0,6%. I listini alla produzione per lo stesso raggruppamento riferiti al mercato interno sono risultati di poco superiori a quelli di agosto 2016 (+0,3%). In settembre le aspettative degli operatori hanno presentato orientamenti diversificati, segnalando un andamento moderato dell’inflazione nei prossimi mesi. Tra i consumatori è ulteriormente aumentata la quota di chi si aspetta incrementi dei prezzi nei prossimi dodici mesi. Le attese delle imprese rimangono più incerte: nel comparto che produce beni per il consumo il saldo tra quelle con intenzioni di aumento dei listini e quelle che intendono ribassarli si è, infatti, leggermente ridotto.